Cestodi del cane e del gatto
- Disciplina: Parassitologia
- Specie: Cane e Gatto
I cestodi della famiglia Taeniidae (Phylum Platyhelminthes, Classe Cestoda, Sottoclasse Eucestoda, Ordine Cyclophillidea e Pseudophillidea) comprendono diverse specie patogene per il cane ed il gatto allo stadio adulto, o allo stadio adulto e larvale; alcune di queste (in uno o entrambi gli stadi) sono patogene anche per l’uomo e, in alcuni casi, in forma particolarmente gravi (Echinococcus spp). I due Ordini (Cyclophillidea e Pseudophillidea) presentano caratteristiche biologiche, epidemiologiche conseguenti al differente ciclo vitale.
CESTODI CYCLOPHYLLIDEI
I cestodi Cyclophyllidei hanno un ciclo indiretto che richiede solitamente la presenza di un ospite intermedio specifico.
I cani e gatti infestati liberano nell’ambiente proglottidi che assunte dall’ospite intermedio evolvono allo stadio larvale infestante cistico. L’infestazione viene acquisita da cane e gatto dall’assunzione dell’ospite intermedio che le veicola. La prevalenza di questi parassiti, in vari studi epidemiologici, oscilla tra il 4 ed il 60% nel cane e tra 1,8 e 52,7 % nel gatto. I dati provenienti da studi che si basano esclusivamente su esami copromicroscopici condotti per flottazione tendono a sottostimare la prevalenza perché le proglottidi sono eliminate localmente e possono non essere presenti in alcuni campioni di feci di soggetti infestati.
Ospite definitivo | Ospite intermedio |
Cane | |
Dipylidium caninum | Pulci, Pidocchio (Trichodectes canis) |
Taenia pisiformis | Coniglio, Lepre |
Taenia multiceps | Ovini e altri ruminanti: Sindrome clinica Cenurosi cerebrale (raramente colpisce l'uomo) |
Taenia hydatigena | Ovini, Bovini Suini (Cisticercosi) |
Taenia crassiceps | Roditori, Lagomorfi, Ruminanti (Uomo: lesioni retiniche) |
Taenia serialis | Coniglio |
Echinococcus granulosus granulosus | Ruminanti domestici, suino (Uomo) |
Echinococcus granulosus equinus | Equini |
Echinococcus multilocularis | Roditori |
Gatto | |
Dipylidium caninum | Pulci |
Taenia taeniaeformis | Roditori |
Echinococcus multilocularis | Roditori |
Dipylidium caninum
È il cestode di più frequente riscontro nel cane e nel gatto che rappresentano gli ospiti definitivi (insieme altri carnivori selvatici come la volpe) in cui il parassita adulto si localizza a livello d’intestine tenue. Sono segnalati casi sporadici d’infestazione nell’uomo (particolarmente nei bambini) in seguito all’ingestione accidentale di pulci.
L’infestazione viene infatti contratta, durante leccamento o “grooming”, dall’ingestione dello stadio infestante di D. caninum: il cisticercoide che si localizza a livello muscolare nell’ospite intermedio, la pulce (Ctenocephalides spp.) o più raramente il pidocchio (Trichodectes canis) che si sia nutrito delle proglottidi del parassita stesso. E’ interessante notare che la localizzazione dei cistercoidi a livello delle strutture muscolari della pulce ne limita la mobilità e ne favorisce l’assunzione da parte dell’ospite definitivo. Il parassita adulto ha una lunghezza variabile dai 15 ai 50 cm e presenta uno scolice con rostrello armato (7-8 corone d’uncini a spine di rosa), proglottidi affusolate (a “chicco di riso” o “seme di zucca”, da cui il termine di “Tenia cucumerina”), pori ed organi genitali duplicati (ermafroditi) ed utero diviso in concamerazioni piene d’oncosfere (capsule proligere). Le proglottidi mature si staccano e sono eliminate sulle feci oppure migrano attivamente attraverso l’ano dei soggetti infestati rimanendo spesso adese ai peli delle regione circum anale. Ciascuna proglottide contiene numerose capsule proligere (dimensioni 200 x 120 micron) all’interno delle quali si riscontrano circa 20 uova embrionate del diametro di 25-30 micron.
Le pulci allo stadio larvale nutrendosi delle proglottidi sono infestate dalle larve esacante che evolvono, all’interno di tali artropodi, fino allo stadio infestante di cisticercoide. Il cisticercoide ingerito dall’ospite definitivo raggiunge lo stadio adulto in circa un mese (periodo di prepatenza).
Tutti gli stadi del pidocchio (in cui lo sviluppo a forma infestante richiede solo 30 giorni, in quanto parassita obbligato che trascorre tutta la vita sul cane) possono ingerire le oncosfere, mentre solo le larve della pulce (che solo a questo stadio sono dotate di organi masticatori) possono essere infestate. Nella pulce la maturazione dell’oncosfera a cisticercoide è sincrona con quella dell’insetto e può durare diversi mesi (in relazione ai tempi di diapausa) e ciò può rendere conto di casi di re-infestazione a distanza di tempo. L’infestazione decorre per lo più in forma asintomatica, ma talvolta sintomi gastroenterici (diarrea grave) e prurito nella regione circum-anale possono essere osservati nei casi d’infestazione massiva.
La diagnosi è effettuata tramite l’osservazione diretta macroscopica delle proglottidi sulle feci o adese al pelo dei soggetti colpiti, molto più raramente tramite l’osservazione di capsule proligere ad esami copromicroscopici eseguiti con tecniche d’arricchimento quali la flottazione.
In corso d’ecografia addominale gli esemplari adulti (come gli altri cestodi) possono essere visualizzati a livello intraluminale sottoforma di strutture moderatamente iperecogene, lineari, che non sono caratterizzate dagli aspetti a doppia parete tipici dei nematodi (D. immitis, Ascaridi) ma che devono essere differenziati in corso di forme gastro-enteriche da corpi estranei lineari. Questi ultimi sono costantemente accompagnati da coni d’ombra o da “comet tail effects”(per la loro maggiore impedenza acustica).
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TERAPIA
La terapia si basa sulla somministrazione di praziquantel al dosaggio di 5 mg/Kg per via orale o parenterale o in formulazione spot on nel gatto (12 mg/Kg). Risultano efficaci inoltre il nitroscanato (50 mg/kg) e la Niclosamide (dose consigliata per via orale: 160 mg/Kg nel gatto e 150 mg/Kg nel cane). Il mebendazolo somministrato per più giorni consecutivi ai vari dosaggi riportati in letteratura (i.e. 40 mg/Kg per via orale per 3 giorni consecutivi) ha attività incostante e insufficiente su Dipylidium caninum (pur risultando efficace nei confronti di altri cestodi). Per il controllo del parassita e la prevenzione delle reinfestazioni è fondamentale un piano di controllo per gli ospiti intermedi (pulci).
Echinococcus
Per quanto riguarda gli aspetti di sanità pubblica il genere Echinococcus (dal greco: Echínos = guscio spinoso; cóccos = bacca) è sicuramente quello di maggiore rilievo per la frequenza e gravità dell’antropo-zoonosi. Questo genere include due specie: Echinococcus granulosus ed Echinococcus multilocularis che causano, rispettivamente, l’echinococcosi cistica (idatidosi) e l’echinococcosi alveolare.
Nell’area del Mediterraneo, l’echinococcosi cistica è una delle principali parassitosi degli animali da reddito ed è considerata un’importantissima antropozoonosi parassitaria a trasmissione indiretta.
Echinococcus granulosus
Il parassita adulto misura dai 3 ai 9 mm di lunghezza, ed è composto da uno scolice posto alla testa dotato di quattro ventose e di un rostro centrale, posto sulla punta dello scolice, da cui si dipartono dai 28 ai 50 uncini ed un corpo (strobila) normalmente costituito da tre a quattro proglottidi. Le proglottidi più prossime al collo sono sessualmente immature; seguono quelle mature (contenenti gli organi sessuali atti alla riproduzione) e poi quelle gravide (in cui sono presenti le uova). Ogni proglottide è ermafrodita, ossia dotata di un apparato genitale maschile e di uno femminile ed è provvista di un solo poro genitale. Le uova sono difficilmente distinguibili da quelli di altre specie di tenie e misurano dai 32 ai 36 micron.
La diagnosi è inoltre difficoltosa in quanto le proglottidi sono di dimensioni ridotte (2-3 mm) ed espulse in modo intermittente. Pertanto, l’esame coprologico deve essere associato a tecniche più specifiche, come la ricerca dei coproantigeni (ELISA) o tecniche biomolecolari (PCR) seguita da sequenziamento per la determinazione dei genotipi). Le oncosfere sopravvivono nell’ambiente esterno e rimangono vitali ed infestanti per circa 2 anni. Nel cane e negli altri ospiti definitivi, l’infestione da Echinococcus granulosus è quasi sempre asintomatica, anche in presenza di migliaia di cestodi.
Negli ospiti intermedi (es. ovini, caprini, bovini, bufali, suini), l’idatidosi può risultare a lungo subclinica, soprattutto se le sedi colpite sono quelle epatica, polmonare o renale, mentre è possibile notare manifestazioni cliniche nel caso in cui le cisti presentino localizzazioni ossee o al SNC.
Nell’uomo (che s’infesta tramite il consumo di verdura o frutta contaminata da feci o con l’ingestione accidentale dopo contatto tellurico d’oncosfere) l’infestazione è costantemente sintomatica e la gravità della malattia è legata a numero, localizzazioni delle idatidi ed alla possibilità di una loro rottura (spontanea o durante rimozione chirurgica) con conseguenti gravi reazioni di tipo anafilattico.
TERAPIA E PROFILASSI
La profilassi di questa importantissima antropozoonosi si basa prevalentemente sull’educazione sanitaria e su norme igieniche volte ad impedire l’assunzione da parte di cani e canidi di visceri di ospiti intermedi in particolare in sede di macellazione (soprattutto per le macellazioni a carattere domiciliare), in modo da assicurare il sequestro e la distruzione dei visceri parassitati, unica fonte d’infestione per l’ospite definitivo. Per questa ragione il regolamento di polizia veterinaria vieta l’accesso ai cani negli stabilimenti di macellazione.
Buona norma è quella di non alimentare il cane con visceri crudi anche se di provenienza certa. Inoltre, nelle aree endemiche, i cani dovrebbero essere trattati periodicamente con antielmintici specifici. Il trattamento dovrebbe esser effettuato ricoverando il cane in box per garantire la distruzione delle feci emesse nelle 48 ore successive al trattamento per impedire che le uova contaminino l’ambiente (gli antielmintici utilizzati non possiedono attività ovicida).
Per quanto riguarda l’uomo, è buona norma non alimentarsi con verdure crude poco o non lavate e lavare le mani dopo aver toccato terreno o altri materiali potenzialmente contaminati dalle uova di Echinococcus granulosus emesse con le feci di cane.
Il trattamento nel cane prevede la somministrazione di isochinolonici (Praziquantel ed Epsiprantel) come farmaci di prima scelta. Altre molecole come il Nitroscanato e vari benzimidazolici sono risultati parzialmente efficaci verso Echinococcus granulosus, ma nessuna di esse raggiunge i livelli d’efficacia degli isochinolonici.
Mesocestoides spp
I cestodi appartenenti a questo genere (i.e. Mesocestodes lineatus, Mesocestoides corti) infestano, allo stadio adulto, cani, gatti e carnivori selvatici in Europa, Nord America ed Asia. Il ciclo biologico di Mesocestoides non è ancora completamente chiarito. A differenza degli altri Ciclophillidei richiede due ospiti intermedi ed un ospite definitivo. Il primo ospite intermedio si presume sia un Acaro Oribatide che ingerisce direttamente le uova emesse con le feci dell’ospite definitivo. Il secondo stadio infestante (tetratiridio) può essere presente in numerosi ospiti, quali piccoli rettili, anfibi. uccelli e piccoli roditori, nei quali invade la cavità peritoneale o celomatica moltiplicandosi per gemmazione o fissione binaria e presentandosi sia in forma solida sia in forma cistica (acefalica). Ingeriti dll’ospite definitivo, i tetratiridi evolvono nell’intestino tenue di quest’ultimo allo stadio adulto.
I cani ed i gatti (sono descritti alcuni casi sporadici nell’uomo) sono ospiti definitivi del parassita, ma possono talvolta agire da secondi ospiti intermedi per l’ingestione accidentale degli acari Oribatidi tellurici (cani da tartufo) sviluppando la cosiddetta cestodiasi peritoneale dovuta alla localizzazione delle larve sulla superficie peritoneale o, molto più raramente, anche pleurica. In alcuni casi la cavità peritoneale può essere tuttavia invasa per perforazione dell’intestino da parte di tetratiridi sviluppatisi dall’adulto. Si tratta di un quadro clinico di particolare gravità e verisimilmente sottodiagnosticato. Mentre la localizzazione intestinale del parassita adulto raramente è causa di sintomatologia gastroenterica (lieve diarrea), la maggior parte dei cani affetti da Cestodiasi peritoneale presenta un quadro clinico caratterizzato da anoressia, disoressia, con distensione addominale e letargia.
Nel cane sono rilevabili prevalentemente forme acefaliche (cistiche), mentre nel gatto sono riscontrabili esclusivamente forme solide di tetratiridi.
La diagnosi si basa prevalentemente sull’esame ecografico, che consente facilmente di evidenziare le forme cistiche nel cane spesso (ma non sempre) associate a versamento peritoneale. Nel gatto il riscontro è per lo più accidentale, in corso di celiotomia per interventi chirurgici, ma anche le forme solide di tetratiridi possono essere visualizzate ecograficamente in questa specie. Nel gatto di norma non è presente versamento peritoneale.
Nel cane il versamento ha caratteristiche di essudato e macroscopicamente, il fluido appare raramente limpido e per lo più presenta un aspetto brunastro dovuto alla presenza di detriti tissutali sospesi nel liquido. L’analisi citologica del fluido addominale rivela numerosi corpuscoli calcarei (strutture tondeggianti o ovali di colore giallo chiaro) tipici dell’infestazione da Mesocestoides spp.
L’indagine tramite PCR del versamento (e/o del liquido presente nelle cisti e raccolto tramite agobiopsia ecoguidata) consente di raggiungere una diagnosi di certezza.
TERAPIA
La terapia è estremamente difficoltosa e la percentuale di mortalità nei cani affetti da Cestodiasi peritoneale è molto elevata. Solo il Fenbendazolo, somministrato per via orale al dosaggio di 100 mg/Kg due volte al giorno per periodi di tempo prolungati (fino a 9 mesi) e con monitoraggio costante del paziente ha dimostrato di poter indurre la guarigione parassitologica. Nel caso il versamento addominale presenti caratteristiche settiche ( o siano presenti segni clinici di sepsi) è indicata una terapia antibiotica concomitante.
La prevenzione della Cestodiasi peritoneale si basa esclusivamente, per quanto riguarda il gatto, nel ridurre o evitare il comportamento predatorio; nel cane nel disabituare quest’ultimo dallo scavare buche o in ogni caso ingerire terra o terriccio.
CESTODI PSEUDOPHYLLIDEI
I cestodi Pseudophyllidei hanno un ciclo vitale indiretto che richiede 2 ospiti intermedi. Gli adulti vivono nell’intestino tenue di cane e gatto liberano nell’ambiente uova opercolate che si trasformano in stadio larvale ciliato (coracidio) in grado di infestare il primo ospite intermedio, il Copepode (piccolo crostaceo). Il coracidio presente nel Copepode, assunto da un secondo ospite intermedio (roditori, piccoli rettili, anfibi), si trasforma nella forma infestante (plerocercoide) in grado di evolvere allo stadio adulto. Il cane ed il gatto s’infestano nutrendosi del secondo ospite intermedio (i soggetti con comportamento predatorio sono più esposti al rischio d’infestazione).
Ospite definitivo |
Primo Ospite intermedio |
Secondo 0spite intermedio |
Cane- Gatto |
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Diphyllobothrium latum (Uomo, Orso Suino) |
Crostacei Copepodi |
Pesci d’acqua dolce (trota, luccio, pesce persico) |
Spirometra spp |
Crostacei Copepodi |
Roditori, piccoli rettili, anfibi, uccelli. |
Spirometra spp
Sicuramente il più frequente cestode dell’Ordine Pseudophyllidei riscontrabile nel cane e soprattutto nel gatto in Italia. Il parassita allo stadio adulto (lunghezza 25-75 cm) si localizza nell’intestino tenue di cani e gatti in seguito all’ingestione del secondo ospite intermedio (roditori, piccoli rettili, anfibi, uccelli) che presenti il secondo stadio larvale (plerocercoide) infestante. Il periodo di prepatenza è di circa 10-20 giorni (in seguito al quale ha inizio l’emissione delle uova con le feci).
L’infestazione può decorrere in forma asintomatica, ma non è infrequente il riscontro di diarrea, vomito, perdita di peso e scadimento delle condizioni generali.
La diagnosi si basa sul riscontro, nelle feci ad esame copromicroscopico, delle caratteristiche uova opercolate (morfologicamente molto simili ad uova di Diphyllobotrium latum o di Trematodi) delle dimensioni di 57-72 x 30-37 µm o sul riscontro di frammenti di parassita adulto nel vomito o nelle feci stesse. Gli adulti sono tipizzabili per la presenza di un distinto poro genitale mediale.
Come per Dipylidium caninum è possibile l’evidenziazione dei parassiti adulti all'esame ecografico addominale.
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TERAPIA E PROFILASSI
La prevenzione si basa sulla limitazione del comportamento predatorio di gatto e cane. Il trattamento consiste nella somministrazione di praziquantel per via orale ad elevato dosaggio (30 mg/Kg) in singola somministrazione nel gatto e al dosaggio di 7,5 mg/Kg per due giorni consecutivi nel cane.
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