La leishmaniosi canina in Lombardia. Risultati di un nuovo monitoraggio sierologico
- Disciplina: Malattie infettive
- Specie: Cane
La leishmaniosi canina (LCan) è un’infezione protozoaria del cane sostenuta da Leishmania infantum e trasmessa da ditteri del genere Phlebotomus. L’infezione ha carattere zoonotico e nel cane può causare una grave malattia cronica viscero-cutanea. Nel bacino del mediterraneo è stata stimata una sieroprevalenza media intorno al 10% con valori che raggiungono punte decisamente superiori in molte aree endemiche del territorio italiano[4]. Fino alla metà degli anni ’80 la distribuzione comprendeva principalmente le isole, i territori costieri, il primo entroterra collinare del centro-sud e le coste liguri[9], corrispondendo agli areali nei quali era segnalata la presenza del vettore[1,2]. Nel periodo tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio del 2000 la presenza del vettore è stata dimostrata, in alcune aree delle regioni nord continentali[3,7]. Nel 2013 è stata prodotta una mappa del Paese in cui sono stati segnalati 328 comuni nell’area tre Piemonte e Friuli Venezia Giulia, localizzati principalmente nella fascia collinare a ridosso dell’appenino[5]. In questa indagine le aree Lombarde non hanno beneficiato di un monitoraggio idoneo. Nel 2019 uno studio condotto nelle stesse zone ha permesso di mettere in evidenza 30 nuovi comuni endemici in Piemonte, 21 in Lombardia e 6 nel triveneto[6]. In Lombardia il 47,3% dei cani testati mediante sierologia o PCR nei comuni endemici oggetto dell’indagine è risultato positivo. In uno studio retrospettivo, basato esclusivamente sui dati sierologici senza il supporto di alcun dato anamnestico ed in assenza di informazioni sull’origine geografica dei campioni all’interno delle regioni considerate, è stata dimostrata una prevalenza media del 21,62% in Nord Italia, in un periodo di dieci anni[8]. L’obiettivo del presente studio è stato quello di identificare, attraverso un’indagine sierologica, la distribuzione dei soggetti infetti nei comuni Lombardi non indagati in precedenza e con caratteristiche geografico-ambientali adatte al mantenimento della popolazione dei vettori, in modo da poter aggiornare la mappa del rischio per la Regione. Nella presente nota informativa si riportano solo alcuni dati salienti dello studio.
Lo studio
Lo studio, sponsorizzato da Elanco Italia e condotto da Arcoblu s.r.l. sotto la supervisione scientifica del Prof. Gaetano Oliva e del Dr. Luigi Venco, ha esaminato 131 cani di età superiore ai 12 mesi provenienti da diversi comuni lombardi, selezionati in base a criteri di rischio.
La raccolta dei sieri è stata condotta da veterinari liberi professionisti nell’ambito della normale pratica veterinaria. Nello studio sono stati inseriti solo cani provenienti dai comuni identificati, di età superiore a 12 mesi che pernottavano all’esterno o con sospetto clinico di leishmaniosi, non trattati con prodotti attivi verso i flebotomi e non coperti da vaccinazione contro L. infantum.
Ciascun campione era accompagnato da una scheda anamnestica. All’arrivo in laboratorio i campioni sono stati processati mediante ELISA semiquantitativa (Laboratorio A) o IFAT (Laboratorio B), in accordo alle tecniche eseguite routinariamente dalle due strutture. Lo studio non ha previsto confronto tra i risultati ottenuti con le due diverse procedure. I risultati sono stati categorizzati come segue:
ELISA
- < 0,7 Negativo
- ≥ 0,7 Positivo
IFAT
- <1:40 - Negativo
- 1:40 – 1:80 Sospetto da verificare in base ai parametri clinici
- ≥1:80 - Positivo
I casi sospetti in IFAT sono stati classificati come positivi o negativi in base alla valutazione clinica.
Lo studio ha previsto procedure comprese nella normale pratica veterinaria per la diagnosi della patologia, rientrando quindi nell’ambito delle buone pratiche veterinarie. La prevalenza (numero positivi al test/numero esaminati) e la lista dei comuni con soggetti positivi sono stati riportati in maniera descrittiva in relazione al numero totale di cani esaminati. I dati sono stati inseriti nelle apposite schede di raccolta dati e sottoposti ad un processo di validazione.
Risultati
I dettagli dei risultati ottenuti dalla popolazione campionata sono riassunti in Tabella 1. Sono stati campionati 131 soggetti in cura presso 25 strutture veterinarie del territorio lombardo. Il campione è rappresentato da 70 femmine e 61 maschi di età compresa tra 13 mesi e 16 anni di diverse razze ed incroci. Su 131 campioni inviati ai due laboratori, 19 (14,5%) sono risultati positivi, 112 (85,5%) hanno dato risultato negativo. La positività sierologica a Leishmania infantum è stata 11,1% nei campioni analizzati dal Laboratorio B (n=72) e 18,6% dei campioni analizzati dal Laboratorio A (n=59) simile tra i sessi (maschi 14,8%; femmine 14,3%) e nessuna differenza è risultata apprezzabile considerando la convivenza con altri cani (non conviventi 14,9%; conviventi 13,6%) la frequentazione di aree a rischio per l’infezione (No 16,2%; Si 13,8%). Nei soggetti sottoposti a prelievo per sospetto clinico di CanL sono state osservate percentuali di positività (50,0%) decisamente superiori a quelli visitati con sospetto di tipo epidemiologico (6,5%).
Tabella 1: Riassunto dei risultati per caratteristiche dei soggetti campionati e per laboratorio di analisi
In Tabella 2 sono riportati i risultati ottenuti nei diversi comuni di residenza dei cani oggetto del campionamento. Soggetti risultati positivi all’indagine sierologica sono stati rilevati in 15 comuni nelle provincie di Milano (Busto Garolfo, Milano, Rescaldina, San Donato Milanese, Sesto San Giovanni), Bergamo (Bergamo, Pontirolo Nuovo), Varese (Gavirate, Sumirago e Varese), Pavia (Belgioioso), Sondrio (Sondrio), Brescia (Gavardo), Como (Cermenate) Monza-Brianza (Monza).
Tabella 2. Risultati per comune di residenza
La descrizione grafica dei comuni in cui sono stati osservati soggetti positivi in sierologia per L. infantum è riportata in Figura 1.
Fig.1: Mappa dei comuni in cui è stata rilevata la presenza di soggetti positivi per L. infantum
Conclusioni
Lo studio ha dimostrato la presenza di soggetti positivi alle indagini sierologiche per L. infantum in aree non ancora indagate o nelle quali non era mai stata dimostrata la presenza di soggetti positivi. La percentuale di soggetti positivi è stata del 14,5% e può ritenersi elevata e comparabile con quanto osservato in altri studi condotti in precedenza[8]. Considerato che i criteri di selezione dei soggetti arruolati hanno circoscritto il campione a soggetti potenzialmente a rischio di contrarre l’infezione (frequentano ambiente esterno o presentano sospetto clinico di leishmaniosi, non vaccinati e non trattati con prodotti attivi verso i flebotomi, residenti in aree compatibili con la presenza del vettore), non è possibile definire valori esatti di prevalenza che avrebbero richiesto un’indagine estesa su un campione di popolazione selezionato in maniera casuale.
Pur non potendo definire le nuove aree come endemiche per leishmaniosi canina in quanto la definizione di area endemica si basa sulla presenza di soggetti con infezione confermata, acquisita localmente, associata alla presenza di flebotomi vettori competenti[6], la presenza di soggetti malati, infetti o entrati in contatto con il patogeno, in una regione in cui è già stata dimostrata[10] la presenza del vettore, rappresenta un rischio potenziale per la circolazione di L. infantum e l’estensione degli areali endemici.
Bibliografia
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