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Linee Guida WSAVA per la vaccinazione del gatto

  • Disciplina: Malattie infettive
  • Specie: Gatto

Il presente documento è stato sviluppato dal gruppo di studio per le linee guida vaccinali (Vaccination Guidelines Group, VGG) della WSAVA per aiutare il clinico nella scelta del protocollo vaccinale appropriato per il paziente, canino o felino, sulla base della valutazione dei rischi. Le raccomandazioni contenute si basano sull’evidenza scientifica così come sul consenso di un gruppo multidisciplinare di esperti di immunologia, malattie infettive e medicina interna. Questo documento costituisce adattamento e integrazione del testo originale. Per semplificare la lettura, il documento originale è stato suddiviso in 2 parti: una prima parte contenente le linee guida per la vaccinazione del cane e una seconda parte che invece riguarda il paziente felino.

Il gruppo di studio per le linee guida vaccinali (Vaccination Guidelines Group, VGG) della WSAVA si è riunito per stilare delle linee guida per la vaccinazione del cane e del gatto che fossero applicabili a livello mondiale. Il presente documento fornisce una versione aggiornata e ampliata di queste linee guida internazionali per la vaccinazione degli animali da compagnia, e riporta l’evidenza scientifica in base alla quale sono state fatte le diverse raccomandazioni. Il VGG riconosce che il possedere animali da compagnia è soggetto a significative variazioni per quanto riguarda la pratica e i costi associati nelle diverse parti del mondo, e che le raccomandazioni per la vaccinazione che si possono applicare in un determinato Paese sviluppato possono risultare invece inapplicabili in un Paese in via di sviluppo. Queste linee guida non sono delle “tavole della legge” obbligatorie, ma piuttosto devono essere utilizzate dalle associazioni nazionali e dai singoli veterinari liberi professionisti per preparare dei programmi vaccinali adatti alla situazione locale. Tuttavia, il VGG raccomanda caldamente che, quando possibile, TUTTI i cani e TUTTI i gatti beneficino della vaccinazione. Questa non protegge solo il singolo animale, ma fornisce un’ottima “immunità di popolazione” che minimizza la possibilità di epidemie di malattie infettive.

Con questo scenario in mente, il VGG ha definito “vaccini core” quelli che TUTTI i cani e TUTTI i gatti dovrebbero ricevere indipendentemente dalle circostanze o dalla localizzazione geografica. I vaccini core proteggono gli animali da malattie gravi e potenzialmente fatali che hanno una distribuzione mondiale. I vaccini core per il gatto sono quelli che proteggono contro il parvovirus felino (Feline Parvovirus, FPV), il calicivirus felino (Feline Calicivirus, FCV) e l’herpesvirus felino di tipo 1 (Feline Herpesvirus-1, FHV-1). Nelle aree del mondo dove il virus della rabbia è endemico, la vaccinazione contro questo agente deve essere considerata core sia per il cane che per il gatto, anche se non richiesto dalla normativa vigente.

Il VGG riconosce che gli anticorpi di derivazione materna (Maternally Derived Antibody, MDA) interferiscono in modo significativo con l’efficacia della maggior parte dei vaccini core attualmente disponibili somministrati precocemente ai cuccioli. Dal momento che il livello di MDA varia in modo significativo tra le nidiate, il VGG raccomanda la somministrazione di dosi multiple di vaccini core ai cuccioli e ai gattini, con l’ultima dose a 16 settimane di età o più, e quindi un richiamo a 6 o a 12 mesi di età. In situazioni culturali o economiche dove un animale da compagnia può permettersi solo il beneficio di una singola vaccinazione, questa deve essere eseguita con vaccini core a 16 settimane di età o più.

Il VGG sostiene l’uso di semplici test ambulatoriali per determinare la sieroconversione verso le componenti dei vaccini core (FPV) dopo la vaccinazione, per determinare la sieroprotezione in cani e gatti adulti e per la gestione di epidemie di malattie infettive in canili e gattili. I vaccini non dovrebbero essere somministrati se non ce n’è bisogno. I vaccini core dovrebbero essere somministrati ogni 3 anni (e non più spesso) dopo il richiamo a 6 o 12 mesi di età a completamento della prima serie vaccinale di cuccioli e gattini, poiché la durata dell’immunità (Duration Of Immunity, DOI) è di molti anni e può durare anche per tutta la vita dell’animale. Il VGG ha definito “vaccini non-core” quelli che sono richiesti solo per gli animali che, per localizzazione geografica, ambiente locale o stile di vita, sono a rischio di contrarre determinate infezioni. Il VGG ha anche classificato alcuni vaccini come “non raccomandati” (quando vi è un’insufficiente evidenza scientifica che ne giustifichi l’uso) e non ha considerato diversi prodotti minori che hanno un’applicazione o una disponibilità geograficamente ristretta. Il VGG supporta fortemente il concetto di visite di controllo regolari (in genere annuali), che tolgano enfasi alla rivaccinazione annuale e all’aspettativa del cliente per tale pratica. La visita di controllo annuale può anche corrispondere alla somministrazione di determinati vaccini non-core che devono essere somministrati ogni anno, dato che la DOI di questi prodotti è in genere di 1 anno.

Il VGG ha considerato l’uso di vaccini in rifugi per cani e gatti, ancora una volta riconoscendo le particolari circostanze e le ristrettezze economiche che spesso caratterizzano queste strutture. Le linee guida minime del VGG in un canile o in un gattile sono semplici: tutti i cani e i gatti che entrano in tali strutture dovrebbero essere vaccinati prima o al momento dell’entrata con i vaccini core. Quando le finanze lo permettono, i vaccini core dovrebbero essere ripetuti come suggerito nelle linee guida e dovrebbero essere inclusi vaccini non-core contro malattie respiratorie.

Il VGG riconosce l’importanza dei sistemi di segnalazione delle reazioni avverse (farmacovigilanza), ma è consapevole che questi sono variabilmente sviluppati nei diversi Paesi. Quando possibile, i veterinari dovrebbero essere attivamente incoraggiati a riportare tutte le possibili reazioni avverse al produttore e/o all’autorità competente per ampliare le conoscenze di base che spingono lo sviluppo di vaccini con una sicurezza migliore.

Questi concetti fondamentali proposti dal VGG possono essere riassunti nella frase seguente: “dobbiamo puntare a vaccinare ogni animale con i vaccini core. I vaccini non-core non devono essere somministrati più spesso di quanto ritenuto necessario”.

INTRODUZIONE

Le prime linee guida della WSAVA sono state pubblicate nel 2007 (Day et al. 2007) e quindi aggiornate nel 2010 (Day et al. 2010) con un documento di accompagnamento stilato per i proprietari e per gli allevatori di cani e gatti. Il formato e gran parte del contenuto di questa revisione del 2015 rimangono simili a quelli delle linee guida pubblicate nel 2010; tuttavia, gli specifici cambiamenti apportati a questo documento includono:

  • Maggiore attenzione a dimostrare un approccio basato sull’evidenza scientifica (evidence- based) delle raccomandazioni della WSAVA.
  • Cambiamenti nelle raccomandazioni relative alla tempistica delle vaccinazioni core di cuccioli e gattini per tenere in considerazione i nuovi dati di persistenza degli MDA in questi animali.
  • Cambiamenti nella raccomandazione di un richiamo vaccinale a 12 mesi per cuccioli e gattini per dare la possibilità di ridurre questo intervallo a 6 mesi (26 settimane) di età.
  • Chiarimenti e ulteriore discussione sugli intervalli per i richiami vaccinali di gatti adulti che hanno ricevuto vaccini vivi attenuati (Modified Live Virus, MLV) contro l’herpesvirus felino (FHV-1) e il calicivirus felino (FCV).
  • Integrazione di informazioni sui nuovi vaccini disponibili (es., vaccino orale per Bordetella bronchiseptica per il cane, vaccino FCV contenente 2 ceppi virali e vaccini contenenti diversi sierogruppi di Leptospira).
  • Riclassificazione del vaccino contro il virus dell’immunodeficienza felina (FIV) come non-core.
  • Modificazione della tempistica delle vaccinazioni core di cuccioli e gattini in canili e gattili.
  • Estesa discussione sull’uso di test sierologici ambulatoriali per la titolazione degli anticorpi specifici per gli antigeni dei vaccini core, inclusa l’applicazione di questi test per la gestione di epidemie di malattie infettive nei rifugi.
  • Ulteriore analisi del sito anatomico ottimale per la vaccinazione dei gatti.
  • Aggiornamento delle schede VGG delle malattie e ampliamento della lista delle domande frequenti (vedi documento originale, Day et al. 2016)

MEDICINA VETERINARIA BASATA SULL’EVIDENZA (EVIDENCE-BASED VETERINARY MEDICINE)

Il concetto di medicina veterinaria basata sull’evidenza (Evidence-Based Veterinary Medicine, EBVM) è diventato sempre più importante dalla pubblicazione delle prime linee guida vaccinali della WSAVA nel 2007. Per l’attuale aggiornamento delle linee guida vaccinali mondiali della WSAVA, il VGG ha puntato ad adottare un approccio più chiaro basato sull’evidenza scientifica, in modo tale che i veterinari siano messi al corrente della natura dell’evidenza che sostiene le raccomandazioni fatte. Di conseguenza, il documento ha più voci bibliografiche delle precedenti edizioni delle linee guida. Inoltre, il VGG voleva applicare una classifica delle evidenze a supporto, ma ha ritenuto che gli schemi attualmente usati fossero scarsamente applicabili all’area specialistica della vaccinologia. Per questo motivo, il VGG ha sviluppato una propria classificazione EBVM, proponendo 4 livelli di evidenza relativi agli studi sulla vaccinazione degli animali da compagnia. Questi sono:

  • Categoria 1: una raccomandazione supportata da una pubblicazione scientifica peer-reviewed di dati sperimentali o di campo. L’evidenza di questa categoria potrebbe ancora essere di qualità scientifica variabile malgrado la revisione analitica, poiché il processo “peer-review” (revisione paritaria con valutazione esperta eseguita da specialisti del settore, NdT) non è conforme a uno standard universale.
  • Categoria 2: una raccomandazione supportata da studi non pubblicati e riservati dal punto di vista commerciale, sottoposti come parte della documentazione presentata per l’immissione in commercio di vaccini veterinari. Il presupposto di questo livello di evidenza è che l’informazione che appare nei foglietti illustrativi dei prodotti in commercio ha subìto una revisione competente da parte delle autorità di regolamentazione.
  • Categoria 3: una raccomandazione supportata da dati sperimentali o di campo commerciali o indipendenti che non sono stati pubblicati in una rivista scientifica peer-reviewed o che non sono stati inclusi nella documentazione presentata per l’immissione in commercio e quindi soggetti a un esame minuzioso da parte delle autorità competenti.
  • Categoria 4: una raccomandazione non supportata da dati sperimentali o di campo, ma derivata dalla conoscenza dei “princìpi fondamentali” della microbiologia e dell’immunologia o supportata dall’opinione ampiamente diffusa di esperti.

In tutto questo documento, le affermazioni possono essere seguite da un “qualificatore” [EB1], [EB2], [EB3] o [EB4] che fa riferimento a una delle categorie (1, 2, 3 o 4) dell’evidence-base. Ogni volta che viene usato un qualificatore, è riportato solo il livello più elevato di evidenza disponibile.

LO SCOPO DELLE LINEE GUIDA

Queste linee guida WSAVA per la vaccinazione NON servono come un insieme di regole applicabili a livello mondiale per la somministrazione di vaccini ai cani e ai gatti. Al contrario, queste linee guida sono state stilate per fornire alle associazioni nazionali di veterinari per piccoli animali e ai membri della WSAVA dei consigli scientifici aggiornati e le nozioni migliori legate alla pratica della vaccinazione. È compito delle associazioni nazionali o dei singoli liberi professionisti leggere, discutere e adattare queste linee guida alle proprie particolari situazioni pratiche. Queste linee guida non sono prescrittive: ad esempio, è del tutto possibile che quello che potrebbe essere considerato un vaccino non-core in molti Paesi o in particolari regioni geografiche possa invece essere usato come vaccino core da un’altra parte.

I veterinari sono a volte spaventati che le raccomandazioni delle linee guida siano contrarie a quanto riportato nei foglietti illustrativi di un prodotto e temono quindi che se adottano le raccomandazioni delle linee guida aprono la porta a un possibile contenzioso. La netta differenza tra un foglietto illustrativo e un documento di linee guida è stata chiaramente discussa da Thiry e Horzinek (2007).

Il foglietto illustrativo o SPC è un documento che è parte integrante del processo di registrazione di uno specifico vaccino. Un foglietto illustrativo fornirà dettagli su qualità, sicurezza ed efficacia di un prodotto e, nel caso dei vaccini, descriverà la durata dell’immunità (Duration Of Immunity, DOI) minima di quel prodotto. La DOI si basa su evidenze sperimentali (cioè per quanto tempo dopo la vaccinazione un animale è protetto dall’infezione o dalla malattia, tempo determinato mediante infezione sperimentale con un agente infettivo virulento), rappresenta un valore minimo e non necessariamente riflette la reale DOI di un vaccino. La maggior parte dei vaccini core per animali da compagnia, fino a poco tempo fa, aveva una DOI minima di 1 anno e supportava la raccomandazione di rivaccinare ogni anno. Più recentemente, molti di questi stessi prodotti sono stati approvati con una DOI minima di 3 (o a volte 4) anni. Infatti, in molti Paesi la maggior parte dei vaccini core MLV è ora autorizzata per richiami triennali in animali adulti. Tuttavia, ci sono molti altri Paesi dove gli stessi identici prodotti hanno ancora una DOI minima di 1 anno: questo semplicemente perché l’azienda produttrice non ha richiesto un cambiamento nelle raccomandazioni del foglietto illustrativo del prodotto o perché le autorità competenti nazionali non le hanno permesso tale cambiamento. Questa sfortunata situazione è responsabile della confusione tra i veterinari di quei Paesi. Prima di tutto, bisogna ricordare che anche la registrazione dei 3 anni è una DOI minima per i vaccini core, ed è probabile che per la maggior parte di questi la vera DOI sia considerevolmente più lunga (se non addirittura per tutta la vita) per la maggior parte dei vaccinati.

Quindi, rimarranno dei casi dove le linee guida raccomanderanno richiami triennali o meno frequenti, ma tutti i prodotti disponibili in una determinata nazione avranno un’autorizzazione per una DOI di 1 anno. In questo caso, il veterinario può usare un vaccino in accordo con le linee guida (e quindi con il pensiero scientifico corrente) ottenendo dal proprietario il consenso informato (e documentato) per questa “deviazione” dalle raccomandazioni del produttore (uso “off-label”). I veterinari dovrebbero anche essere consapevoli che gli informatori scientifici delle aziende continueranno a sostenere che il veterinario deve rispettare le raccomandazioni riportate nei foglietti illustrativi, come sono obbligati a fare dato che questi documenti hanno superato la procedura di autorizzazione.

Un’ulteriore confusione può nascere quando i veterinari confrontano le raccomandazioni date da diverse linee guida. Ci sono, ad esempio, sottili differenze nelle raccomandazioni fatte in diversi Paesi che riflettono differenze nelle opinioni di gruppi di esperti locali, nella prevalenza di particolari malattie infettive e negli stili di vita tipici degli animali da compagnia che possono renderli più o meno esposti alle infezioni. Il VGG ha affrontato la difficile sfida di trovare una soluzione intermedia tra le varie linee guida nazionali o regionali. Le sue raccomandazioni cercano di fornire una prospettiva equilibrata che tenga conto delle differenze mondiali nel possedere degli animali da compagnia. In sintesi, i veterinari dovrebbero sentirsi a proprio agio vaccinando in accordo con gli schemi forniti in queste linee guida, ma dovrebbero anche fare un controllo incrociato con le raccomandazioni locali, quando disponibili. Quando le raccomandazioni del VGG differiscono da quelle riportate sui foglietti illustrativi del prodotto, il veterinario deve essere certo di ottenere dal cliente il consenso per poter usare il vaccino in accordo con le raccomandazioni del VGG.

TIPI DI VACCINI

Prima di affrontare nello specifico le linee guida vaccinali, è opportuno ricordare brevemente i tipi di vaccini disponibili per gli animali da compagnia. I vaccini possono, in maniera semplice, essere considerati “infettivi” o “non infettivi”.

La maggior parte dei vaccini infettivi utilizzati nel cane e nel gatto contiene microrganismi che sono stati attenuati per ridurne la virulenza (cioè vaccini a “virus vivi modificati” o “Modified Live Virus” [MLV] o vaccini vivi attenuati), ma questi microrganismi sono intatti e vitali e inducono un’immunità causando una blanda infezione e replicandosi nell’animale, senza però causare significativi danni ai tessuti né segni clinici di malattia infettiva. I vaccini infettivi hanno il vantaggio di indurre più efficacemente l’immunità in determinati siti anatomici importanti quando somministrati per via parenterale e hanno più probabilità di indurre una robusta immunità sia cellulo-mediata sia umorale (anticorpo-mediata). Alcuni vaccini infettivi vengono somministrati direttamente a livello mucosale (es., vaccini intranasali od orali) dove sono anche più efficaci nell’indurre un’importante immunità mucosale protettiva. Anche alcuni vaccini a vettore ricombinante (cioè un microrganismo vettore vivo che trasporta del materiale genetico che codifica per un antigene del patogeno bersaglio) possono essere considerati “infettivi”; tuttavia, il microrganismo vettore non è rilevante né patogeno per il cane o il gatto. Quando somministrato a un animale che non ha anticorpi di derivazione materna (MDA), un vaccino infettivo generalmente induce protezione con una singola dose.

I vaccini non infettivi (anche noti come vaccini inattivati, uccisi o spenti, e comprendenti anche i vaccini a subunità e quelli a DNA) contengono virus o altri microrganismi inattivati ma antigenicamente intatti, oppure un antigene naturale o di sintesi derivato dal microrganismo di interesse, oppure ancora il DNA che può codificare per tale antigene. Gli agenti non infettivi sono incapaci di infettare, replicarsi o causare danni o segni clinici di malattia infettiva. Generalmente richiedono un adiuvante per aumentare la loro potenza e in genere necessitano di dosi multiple (anche in un animale adulto) per indurre protezione. I vaccini non infettivi sono somministrati per via parenterale; possono avere minori probabilità di indurre entrambi i tipi di immunità (cellulo-mediata e umorale) e generalmente hanno una DOI più breve in confronto a quelli infettivi.

LINEE GUIDA PER LA VACCINAZIONE DEL GATTO: VACCINAZIONE DI SINGOLI GATTI

Protocollo di immunizzazione di base

Le linee guida e le raccomandazioni per i vaccini core (raccomandati), non-core (opzionali) e non raccomandati in medicina veterinaria generale per il gatto sono riportate in Tabella 3. I vaccini core per il gatto sono quelli che proteggono contro le infezioni da virus della panleucopenia felina (Feline Panleukopenia, FPV), herpesvirus felino tipo 1 (Feline Herpesvirus-1, FHV-1) e calicivirus (Feline Calicivirus, FCV). Un esempio particolare di un vaccino che può essere considerato core solo in alcune nazioni è quello contro il virus della rabbia. In un’area geografica in cui questa infezione è endemica, il VGG raccomanda che tutti i gatti vengano vaccinati di routine per la protezione della popolazione sia animale sia umana. In alcuni Paesi, la vaccinazione antirabbica viene richiesta dalla normativa vigente (sebbene questa non sempre includa i gatti), ed è necessaria anche per la movimentazione internazionale degli animali da compagnia.

In termini di vaccini core felini, è importante realizzare che la protezione fornita dai vaccini contro FCV e FHV-1 non è pari a quella raggiunta dai vaccini contro FPV. Quindi non ci si deve aspettare che i vaccini core per la malattia respiratoria felina forniscano la stessa robusta protezione e neanche la stessa durata di immunità dei vaccini core del cane. I vaccini contro FCV sono stati allestiti per produrre un’immunità cross-protettiva contro diversi ceppi di FCV; tuttavia, è ancora possibile che animali adulti vaccinati si infettino e si ammalino (Pedersen et al. 2000, Schorr-Evans et al. 2003) [EB1]. Non esiste un vaccino per FHV-1 che protegga contro l’infezione da virus virulento e l’infezione può far sì che il virus virulento entri in latenza con la possibilità di riattivarsi durante periodi di forte stress (Richter et al. 2009, Maes 2012) [EB1]. Il virus riattivato può causare segni clinici nell’animale vaccinato, oppure può essere escreto e infettare animali suscettibili causando in questi la malattia. Il VGG raccomanda una rivaccinazione triennale per i gatti a basso rischio per FHV-1 e FCV, sulla base di uno studio pubblicato che per questi vaccini core mostra una durata minima di immunità, parziale ma significativa dal punto di vista clinico, di 7,5 anni (Scott & Geissinger 1999). Uno studio più recente di un vaccino MLV contro FHV-1 e FCV sembra mostrare una protezione parziale molto meno significativa contro FHV-1 a 3 anni post-vaccinazione, sebbene la protezione parziale per FCV sia simile a quella mostrata da Scott e Geissinger nel 1999 (Jas et al. 2015) [EB1]. Il VGG raccomanda di eseguire una rivaccinazione annuale dei gatti contro FHV-1 e FCV in situazioni ad alto rischio. Un gatto a basso rischio può essere definito come un animale solitario che vive in casa e che non viene portato in pensione. Un gatto ad alto rischio può essere definito come un animale che viene portato regolarmente in pensione o che vive in un ambiente domestico con più gatti e con accesso all’esterno. Inoltre, il VGG esorta i veterinari a considerare il momento di somministrazione dei vaccini contro FHV-1 e FCV a gatti ad alto rischio che vengono portati regolarmente in pensione. L’immunità più robusta conferita da questi vaccini si ha nei 3 mesi successivi alla vaccinazione (Gaskell et al. 2007) [EB1], e quindi il momento migliore per la somministrazione di questi vaccini è giusto prima che un gatto venga portato come tutti gli anni in pensione.

Anche la vaccinazione contro il virus della leucemia felina (Feline Leukaemia Virus, FeLV) è spesso oggetto di dibattito tra gli esperti. Il VGG considera FeLV come un vaccino non-core (Tabella 3), ma comprende appieno che il ricorso a questo prodotto deve essere determinato dallo stile di vita e dal rischio di esposizione di ogni gatto, e dalla prevalenza dell’infezione in un determinato ambiente. Molti esperti di medicina felina ritengono che, anche se la prevalenza dell’infezione da FeLV è oggi notevolmente ridotta in molte parti del mondo grazie a programmi di controllo di successo (Weijer and Daams 1976, Weijer et al. 1986,1989, Meichner et al. 2012) [EB1], in aree geografiche in cui l’infezione da FeLV rimane prevalente qualsiasi gatto di meno di 1 anno di età con uno stile di vita che prevede contatti con l’esterno (es., anche convivente con un gatto che va all’esterno) dovrebbe ricevere il beneficio della protezione dato dalla vaccinazione di routine con 2 dosi di vaccino somministrate a 2-4 settimane di distanza partendo non prima delle 8 settimane di età. Questa analisi del rapporto “rischio:beneficio” per FeLV deve rappresentare una parte di routine del colloquio fatto con il proprietario per la vaccinazione del gatto, e devono essere vaccinati solo i gatti FeLV-negativi.

Tabella 3 Tabella 3 BIS

Il VGG ha anche riconsiderato il vaccino contro FIV, che nelle precedenti edizioni di queste linee guida era stato classificato come “non raccomandato”. Le basi di questa classificazione erano le seguenti: (1) questioni di cross-protezione tra sottotipi del virus inclusi nel vaccino e sottotipi e ricombinanti di campo in diverse aree geografiche (Hosie et al. 1995, Dunham et al. 2006, Yamamoto et al. 2007, Coleman et al. 2014, Beczkowski et al. 2015a) [EB1]; (2) interferenza del vaccino con i test anticorpali usati per la diagnosi dell’infezione da FIV (Hosie & Beatty 2007) [EB1]; (3) il fatto che questo è un vaccino con adiuvante che deve essere somministrato ripetutamente (prima serie vaccinale con 3 inoculazioni e rivaccinazione annuale) a una specie suscettibile al sarcoma iniezione-indotto. Il VGG è consapevole che in alcune parti del mondo c’è ancora una prevalenza significativa di sieropositività a FIV e/o di infezione (Bennett et al. 1989, Hosie et al. 1989, Friend et al. 1990, Glennon et al. 1991, Bandecchi et al. 1992, Hitt et al. 1992, Ueland e Lutz 1992, Jones et al. 1995, Hofmann-Lehmann et al. 1996, Yilmaz et al. 2000, Lee et al. 2002, Muirden 2002, Norris et al. 2007, Gleich et al. 2009, Ravi et al. 2010, Bande et al. 2012, Chang Fung Martel et al. 2013, Rypula et al. 2014) [EB1]. Esistono oggi test sierologici discriminatori (Kusuhara et al. 2007, Levy et al. 2008, Westman et al. 2015) e un test PCR più valido per la diagnosi di infezione da FIV (Arjona et al. 2007, Wang et al. 2010, Morton et al. 2012) [EB1]. In molti Paesi è alquanto improbabile che i proprietari di gatti si convincano a tenere i loro animali in casa, lontano dal principale rischio di trasmissione di FIV (morsi di gatti infetti). Recentemente è stato dimostrato che la progressione della malattia nei gatti FIV-infetti è influenzata dalle condizioni dell’ambiente domestico e dal numero di gatti in casa (Beczkowski et al. 2015b). Dal momento che questo vaccino ha dimostrato la sua efficacia in alcuni studi ma non in altri e può essere utile in alcune popolazioni feline a rischio, il VGG lo ha riclassificato come vaccino non-core.

Vaccinazione dei gattini e richiamo a 6 o 12 mesi

La maggior parte dei gattini è protetta dagli MDA nelle prime settimane di vita. Tuttavia, senza i test sierologici, il livello di protezione e il momento in cui il gattino diventerà suscettibile alle infezioni e potrà rispondere alla vaccinazione sono sconosciuti. Questo è correlato al livello di anticorpi materni e alla variazione nell’assunzione degli MDA tra le nidiate e tra i diversi soggetti. In generale, a 8-12 settimane di età gli MDA saranno scesi a un livello tale da permettere una risposta immunitaria attiva; tuttavia, i gattini con scarsi MDA saranno vulnerabili (e in grado di rispondere alla vaccinazione) a un’età più precoce, mentre altri avranno MDA a un titolo talmente elevato da non essere in grado di rispondere alla vaccinazione a volte fin dopo le 12 settimane di età. Il VGG ha analizzato studi recenti che suggeriscono che fino a un terzo dei gattini può non riuscire a rispondere a un ultimo vaccino core somministrato a 16 settimane di età e che un certo numero di gattini può ancora avere MDA bloccanti a 20 settimane di età (DiGangi et al. 2012, Jakel et al. 2012). Il VGG sottolinea che uno di questi studi analizzava un numero relativamente basso di animali, prevalentemente di una razza, in situazioni di allevamento, e suggerisce che i dati non possono essere completamente applicabili a una popolazione felina più ampia. Ciò nonostante, il VGG ha aumentato l’età raccomandata per l’ultima vaccinazione della prima serie vaccinale con i vaccini core da 14-16 settimane di età a 16 settimane o più [EB1].

La raccomandazione del VGG per le vaccinazioni core dei gattini è quindi in linea con quanto proposto prima per i cuccioli: iniziare a 6-8 settimane di età e quindi ripetere le vaccinazioni ogni 2-4 settimane fino a 16 settimane di età o più. Di conseguenza, il numero di vaccinazioni della prima serie vaccinale dei gattini dipenderà dall’età alla quale si inizia la vaccinazione e dall’intervallo di rivaccinazione scelto. Possibili protocolli sono riportati in Tabella 5. In base a questa raccomandazione, quando si inizia a vaccinare a 6 o 7 settimane di età, i vaccini core verranno somministrati 4 volte, mentre ne saranno sufficienti solo 3 se la vaccinazione inizierà a 9 settimane.

Una parte integrante delle vaccinazioni core dei gattini è il richiamo che tradizionalmente viene eseguito o a 12 mesi di età o 12 mesi dopo l’ultima vaccinazione della prima serie vaccinale. Lo scopo di questo vaccino è assicurare che si sviluppi una risposta immunitaria protettiva in qualsiasi gatto che può non essere riuscito a rispondere a una qualsiasi delle 3 vaccinazioni della prima serie vaccinale, più che “richiamare” la risposta immunitaria. La somministrazione di questo vaccino a 12 mesi di età è probabilmente stata scelta storicamente come il momento più adatto per chiedere a proprietario di tornare dal veterinario per una prima visita annuale di controllo. Questo implica quindi che se un gattino non è riuscito a rispondere a una qualsiasi delle vaccinazioni della prima serie vaccinale potrebbe non essere protetto fino a che non riceve questa vaccinazione a 12 mesi. Questo potrebbe spiegare i casi di malattia infettiva che si sviluppano in alcuni gattini di meno di 12 mesi vaccinati. Il VGG ha rivalutato questa pratica e ora suggerisce che i veterinari valutino se ridurre questa possibile finestra di vulnerabilità anticipando questa vaccinazione da 52 (1 anno) a 26 settimane (6 mesi) di età (o in un qualsiasi momento tra le 26 e le 52 settimane di età; comunque, 26 settimane di età rappresentano un tempo adatto). Questo richiederà che il proprietario capisca perfettamente il perché di questa raccomandazione, in quanto, come indicato in Tabella 5, adottare un protocollo di questo tipo significherà che la vaccinazione di un gattino iniziata a 6 o 7 settimane potrà comportare fino a 5 visite veterinarie nei primi 6 mesi di vita. Per i vaccini core, dopo il “richiamo” a 26 settimane, la successiva vaccinazione core non sarà necessaria almeno per i prossimi 3 anni (per gatti a basso rischio). Come per i cuccioli, adottare il protocollo della vaccinazione a 26 settimane non preclude una prima visita di controllo annuale a 12 o a 16 mesi di età.

Tabella 5


Rivaccinazione di gatti adulti

I gatti che hanno risposto alla vaccinazione con vaccini core MLV mantengono una solida immunità (memoria immunologica) contro FPV per molti anni in assenza di qualsiasi richiamo vaccinale. L’immunità contro FCV e FHV-1 è solo parziale (Scott and Geissinger 1999, Jas et al. 2015). La raccomandazione del VGG per gatti adulti “a basso rischio” è una rivaccinazione con vaccini core MLV a intervalli di 3 anni o più. Per gatti “a rischio più elevato” (vedi definizione prima), il veterinario deve considerare di somministrazione il vaccino contro FPV ogni 3 anni, ma contro FCV e FHV-1 ogni anno, programmando la vaccinazione con queste due valenze giusto prima che il gatto venga portato in pensione come ogni anno [EB1]. Queste raccomandazioni in genere non sono valide per i vaccini core inattivati (ad eccezione della rabbia) e neanche per i vaccini non-core, e in particolare per quelli che contengono antigeni batterici. Di conseguenza, i prodotti contenenti Chlamydia (in passato Chlamydophila; Sachse et al. 2015) e Bordetella, se il loro uso è strettamente necessario, richiedono richiami annuali a causa della limitata protezione raggiunta [EB2]. Quindi un gatto adulto, in accordo con queste linee guida, può ancora essere rivaccinato annualmente, ma le componenti di queste vaccinazioni saranno diverse ogni anno. Generalmente, i vaccini core (soprattutto FPV) sono ora somministrati ogni 3 anni e i vaccini per la malattia respiratoria in base al rischio, mentre i prodotti non-core scelti sono somministrati ogni anno. Il VGG è consapevole che in alcuni Paesi sono disponibili solo prodotti polivalenti contenenti una combinazione di vaccini core e non-core. Il VGG incoraggia le aziende produttrici a fornire quando possibile una gamma completa di vaccini monovalenti, o almeno ad allestire delle combinazioni solo di vaccini core per chi non vuole ricorrere a nessun vaccino non-core.

Un gatto adulto che da piccolo ha ricevuto la prima serie vaccinale completa di vaccini core contro FPV, FCV e FHV-1 (incluso il richiamo a 6 o 12 mesi), ma che non è poi stato rivaccinato con regolarità da adulto, ha bisogno solo di una singola dose di vaccini core MLV per richiamare l’immunità [EB4]. Allo stesso modo, un gatto adulto adottato (o un gattino di più di 16 settimane) con anamnesi vaccinale muta richiede solo una singola dose di vaccino core MLV contro FPV per dare il via a una risposta immunitaria protettiva. Per contro, un gatto adulto adottato con anamnesi vaccinale muta dovrebbe ricevere 2 dosi di vaccino MLV contro FCV e FHV-1 (a 2-4 settimane di intervallo) per dare il via a un’adeguata risposta immunitaria [EB2].

Siti di vaccinazione per i gatti

I vaccini (di qualsiasi tipo) sono una classe di prodotti iniettabili che è stata collegata alla patogenesi del sarcoma felino al sito di inoculo (Feline Injection Site Sarcoma, FISS) o sarcoma iniezione-indotto, e particolare attenzione viene data alla somministrazione dei vaccini adiuvati contro FeLV e virus della rabbia (Kass et al. 1993). Il FISS è stato oggetto di numerose ricerche e ci sono diverse rassegne recenti su questo argomento (Martano et al. 2011, Srivastav et al. 2012, Ladlow 2013, Hartmann et al. 2015). Sebbene la patogenesi del FISS rimanga non dimostrata, il pensiero corrente è che una reazione infiammatoria cronica localizzata dia inizio a una trasformazione maligna delle cellule mesenchimali e che questo processo abbia una base genetica. La maggior parte delle iniezioni sottocutanee (inclusi i vaccini) veniva tradizionalmente eseguita nella regione interscapolare del gatto, che rimane un sito comune per la formazione di un FISS. La natura infiltrante di questi tumori rende spesso necessaria una resezione chirurgica radicale nel tentativo di rimuovere queste lesioni, anche se vengono utilizzate anche altre modalità di trattamento (Martano et al. 2011, Ladlow 2013).

In Nord America, la risposta a questo problema era la raccomandazione di un protocollo che prevedeva la somministrazione dei 2 vaccini adiuvati ritenuti ad alto rischio in due diversi siti anatomici più adatti alla rimozione chirurgica di un eventuale FISS sviluppatosi. Di conseguenza, la raccomandazione “arto sinistro (left) leucemia, arto destro (right) rabbia” suggeriva che il vaccino contro FeLV venisse somministrato nella parte più distale possibile dell’arto posteriore sinistro, mentre quello contro la rabbia venisse somministrato nella parte più distale possibile dell’arto posteriore destro. Questa raccomandazione è ancora presente nelle attuali linee guida dell’AAFP (Scherk et al. 2013), che specificano anche di ricorrere alla somministrazione dei 3 vaccini core del gatto nella parte distale di un arto anteriore. Uno studio ha valutato l’effetto di questa pratica confrontando la distribuzione anatomica dei FISS prima che venisse fatta questa raccomandazione (1990-1996) e dopo l’adozione di questa pratica (1997–2006) (Shaw et al. 2009). I dati hanno dimostrato un calo significativo della prevalenza dei FISS interscapolari e un aumento della prevalenza di tumori nell’arto anteriore destro (ma non sinistro). Più in particolare, si è riscontrato anche un aumento del numero di tumori riportati nelle regioni combinate dell’arto posteriore destro con la faccia laterale destra dell’addome (dal 12,5% al 25,0%) e dell’arto posteriore sinistro con la faccia laterale sinistra dell’addome (dall’11,4% al 13,8%). Questo è stato attribuito alla difficoltà di iniezione nella parte distale dell’arto posteriore con iniezioni accidentali nei siti addominali. Questa pratica non è stata ampiamente adottata al di fuori del Nord America.

Recentemente, una pubblicazione ha dimostrato l’efficacia della somministrazione dei vaccini contro FPV e rabbia nella coda dei gatti (Hendricks et al. 2014). Gatti adulti di una comunità di un programma “cattura-sterilizzazione-rilascio” sono stati vaccinati con un vaccino trivalente core (FPV, FHV-1 e FCV) dorsalmente nel terzo distale della coda, mentre il vaccino contro la rabbia è stato somministrato 2 cm distalmente al sito del vaccino trivalente. In tutti i gatti si è avuta sieroconversione per FPV, e in tutti tranne uno per il virus della rabbia. La vaccinazione sulla coda è stata riportata come ben tollerata dai gatti di questo piccolo studio. L’iniezione sulla coda può rappresentare un’alternativa più sicura rispetto alle iniezioni nelle parti distali degli arti, ma sono necessari ulteriori studi.

Questo rimane un punto confuso e controverso e i veterinari devono decidere individualmente qual è per loro l’approccio più pratico. Tuttavia, devono essere ancora applicati i seguenti principi:

  • Qualsiasi rischio di FISS è superato dal beneficio dell’immunità protettiva conferita dai vaccini. Le attuali stime di prevalenza di FISS sono di 1 caso ogni 5.000-12.500 gatti vaccinati (Gobar e Kass 2002, Dean et al. 2013).
  • Quando possibile, ai gatti si devono somministrare vaccini non adiuvati.
  • I vaccini (in particolare i prodotti adiuvati) o altri prodotti iniettabili non devono essere somministrati nella regione interscapolare.
  • I vaccini (in particolare i prodotti adiuvati) devono essere somministrati in altri siti sottocutanei (e non per via intramuscolare). La scelta di questi siti si deve basare sul bilanciamento tra la facilità di resezione chirurgica di qualsiasi FISS che si può sviluppare e una sicurezza accettabile per chi vaccina (cioè evitare auto-inoculazioni accidentali durante un contenimento difficoltoso dell’animale).
  • I vaccini devono essere somministrati in siti diversi ogni volta. Il sito scelto deve essere registrato nella cartella clinica del paziente e/o sul libretto vaccinale ricorrendo a un diagramma che indica quale prodotto è stato somministrato in una determinata occasione. Il sito deve essere “ruotato” ogni volta. In alternativa, una struttura può sviluppare una politica gestionale per cui tutte le vaccinazioni del gatto vengono somministrate in un determinato sito in un determinato anno, e il sito viene quindi ruotato l’anno seguente.
  • Il VGG spinge a segnalare tutti i casi sospetti di FISS attraverso gli appositi sistemi nazionali per la segnalazione di reazioni avverse (sistema di farmacovigilanza) o all’azienda produttrice del vaccino.

Test sierologici

Dalla pubblicazione delle linee guida del 2010, si è reso disponibile sul mercato un kit commerciale rapido per la determinazione degli anticorpi sierici contro FPV, FCV e FHV-1. Questo test ora è stato validato e applicato in diversi studi pubblicati (DiGangi et al. 2011, Mende et al. 2014) [EB1]. Questo kit può essere usato per determinare la presenza di anticorpi protettivi contro FPV, dal momento che esiste un’eccellente correlazione tra la presenza di tali anticorpi e la resistenza all’infezione (Lappin et al. 2002) [EB1]. È stato riportato che il kit per FPV ha una specificità dell’89% e una sensibilità del 79% (Mende et al. 2014), oppure una specificità del 99% e una sensibilità del 49% (DiGangi et al. 2011) quando confrontato con un test di inibizione dell’emoagglutinazione. Un risultato negativo al test indica che un gatto ha scarsi o nulli anticorpi, e che la rivaccinazione è raccomandata. Tuttavia, alcuni gatti sieronegativi di fatto sono immuni (falsi negativi) e la loro rivaccinazione sarebbe inutile. Per contro, un risultato positivo al test dovrebbe portare alla conclusione che la rivaccinazione non è richiesta.

La correlazione tra anticorpi sierici circolanti e protezione contro l’infezione da FCV e FHV-1 è meno robusta rispetto, rispettivamente, alla presenza di un’adeguata immunità mucosale locale e di un’immunità cellulo-mediata. Per questa ragione, un risultato anticorpale negativo per FCV o per FHV-1 non necessariamente indica una mancanza di protezione in un particolare gatto (Lappin et al. 2002) [EB1]. Questi test possono essere applicati nella pratica clinica: per la determinazione della protezione di gattini dopo vaccinazione contro FPV, per la determinazione della protezione contro FPV in gatti adulti (per decidere se rivaccinare o meno) e per il controllo in situazioni quali gattili di epidemie di infezione da FPV. Bisogna sottolineare che il test anticorpale per FIV viene utilizzato per diagnosticare la malattia e non ha alcun valore per determinare l’immunità a FIV ma, come precedentemente discusso, dove viene usato il vaccino contro FIV e si sospetta un’infezione da FIV la diagnosi deve essere formulata ricorrendo a un test sierologico discriminante o, preferibilmente, a un test PCR validato.

VACCINAZIONE DI GATTI IN GATTILI

Un rifugio per animali è una struttura che accoglie animali in genere salvati, in attesa di adozione o in attesa di essere richiesti dai proprietari. In generale, i rifugi per animali sono caratterizzati da una popolazione di varia origine con un’anamnesi vaccinale nella maggior parte muta, da un notevole ricambio di animali e da un elevato rischio di malattie infettive. Il termine “rifugio” si riferisce a diverse situazioni che vanno da veri e propri rifugi che ospitano una popolazione stabile, a strutture che ammettono centinaia di animali al giorno e a famiglie affidatarie che in un determinato momento accudiscono molti soggetti o nidiate. Proprio come la strategia vaccinale varia da un animale di proprietà a un altro, così non esiste una strategia unica per vaccinare gli animali di un rifugio. Date la probabilità di esposizione e le conseguenze potenzialmente devastanti di un’infezione, canili e gattili necessitano di un programma di vaccinazione chiaramente definito.

La pratica medica di un rifugio differisce da quella di un singolo animale, in quanto i veterinari devono lavorare in un ambiente dove non è possibile arrivare all’eradicazione di una malattia infettiva. Tuttavia, in una popolazione ad alta densità e ad alto rischio, è possibile minimizzare la diffusione delle infezioni e preservare la salute degli individui non ancora infetti. Quando l’obiettivo generale è far adottare animali sani, il tempo e gli sforzi dedicati a controllare le malattie infettive sono solo una delle molte variabili della gestione e della pratica veterinaria dei rifugi. Le raccomandazioni fornite in questo documento cercano di risolvere alcuni problemi tipici di un rifugio, relativi alla vaccinazione e al controllo di una malattia.

Le linee guida e le raccomandazioni per i vaccini da utilizzare nei gattili sono riportate nella Tabella 4. Le vaccinazioni core possono essere iniziate a 4-6 settimane di età e che le rivaccinazioni devono essere effettuate (quando i fondi lo permettono) ogni 2 settimane fino a quando gli animali non raggiungono le 20 settimane di età, se sono ancora in gattile in quel momento [EB4]. Anche nel caso in cui, al momento dell’entrata di un nuovo animale adulto in un gattile, la documentazione relativa alla vaccinazione sia inequivocabile, può avere senso richiamare l’immunità per i vaccini core (in particolare FCV e FHV-1).

Tabella 4

Il VGG distingue tra un rifugio (gattile) e una pensione per animali. Quest’ultima è una struttura in cui animali regolarmente vaccinati vengono ospitati temporaneamente per periodi relativamente brevi (es., quando i proprietari vanno in vacanza). Queste strutture devono prevedere, quale requisito per accogliere gli animali, che ogni gatto sia in regola con le vaccinazioni, con i vaccini core somministrati secondo quanto indicato da queste linee guida. Il VGG è consapevole che in alcuni Paesi i protocolli vaccinali per gli animali che sono portati in pensione sono formulati dalle autorità locali e possono essere contrari a queste linee guida (es., insistere sulla vaccinazione annuale). Il VGG incoraggia tali autorità a riconsiderate queste raccomandazioni alla luce delle attuali conoscenze scientifiche e della disponibilità dei prodotti, e spinge la professione veterinaria e le associazioni nazionali a fare pressione per tale cambiamento.

CONSIDERAZIONI GENERALI

Gestione veterinaria dei singoli soggetti oltre alla vaccinazione

Nel passato, la pratica veterinaria ha beneficiato della somministrazione annuale dei vaccini. Esortando i proprietari a riportare il proprio animale per la vaccinazione, i veterinari erano in grado di riconoscere e trattare le malattie più precocemente di quanto non sarebbe avvenuto altrimenti. Oltre a ciò, la visita annuale forniva la possibilità di informare i clienti di importanti aspetti relativi alla salute del cane e del gatto. Sfortunatamente, molti clienti hanno cominciato a credere che la vaccinazione fosse la ragione più importante delle visite annuali dal veterinario. I veterinari hanno cominciato a preoccuparsi che riducendo la frequenza delle vaccinazioni i clienti si dimenticassero della visita annuale facendo di conseguenza diminuire la qualità delle cure. È quindi essenziale che i veterinari insistano sull’importanza di tutti gli aspetti di un programma completo e personalizzato per la cura della salute degli animali. Bisogna dare enfasi a una raccolta minuziosa dell’anamnesi, a un esame obiettivo completo eseguito in presenza del cliente e a una cura su misura per ogni singolo paziente. Durante la valutazione di ogni singolo animale, deve essere posto l’accento sull’importanza di cure odontoiatriche, giusta nutrizione, adatti test diagnostici e controllo dei parassiti e delle zoonosi. Bisogna trattare gli aspetti comportamentali, così come sottolineare la necessità di esami più frequenti e personalizzati dei pazienti giovani o geriatrici e dei soggetti di particolari razze per le quali esistono chiare predisposizioni per alcune malattie. La chiacchierata sulla vaccinazione è semplicemente una parte della visita di controllo annuale.

Durante le regolari (in genere annuali) visite di controllo, i veterinari devono valutare la necessità dei vaccini core e non-core per quel particolare anno. Il veterinario deve spiegare al cliente i tipi di vaccini disponibili, i loro potenziali benefici e i rischi, e la loro applicabilità a quel particolare animale, in base allo stile di vita e al rischio di esposizione. Le vaccinazioni devono essere considerate solo come una componente di un piano personalizzato completo e preventivo per la salute dell’animale, basato su età, razza, stato di salute, ambiente (potenziale esposizione ad agenti pericolosi), stile di vita (contatto con altri animali) e abitudini di viaggio del cane o del gatto.

Proprio come la popolazione umana si sposta di più, così fa anche la popolazione degli animali da compagnia, con conseguente potenziale esposizione ad agenti infettivi, parassiti e rischi ambientali che non ci sono dove vivono normalmente gli animali. Venire a conoscenza dei viaggi passati e futuri durante ogni visita permette una maggiore personalizzazione delle cure preventive e dei test diagnostici.

Cartella clinica (e libretto vaccinale, NdT)

Al momento della somministrazione del vaccino, nell’apposita cartella clinica del paziente e sul libretto vaccinale devono essere

registrate le seguenti informazioni:

  • data della somministrazione del vaccino
  • identità (nome, iniziali o codice) e firma sul libretto della persona che ha somministrato il vaccino
  • nome del vaccino, lotto o numero di serie, data di scadenza e azienda produttrice
  • sito e via di somministrazione del vaccino.

L’uso dell’etichetta adesiva del vaccino e del timbro con i dati del veterinario facilita questo tipo di registrazione, che in alcuni Paesi è obbligatoria. Devono essere riportate eventuali reazioni avverse, in modo tale da allertare tutti i membri dello staff nelle visite future. Il consenso informato deve essere documentato nella cartella clinica per dimostrare che al cliente sono state fornite tutte le informazioni rilevanti e che questi ha autorizzato la procedura (es., uso off-label di prodotti, come discusso precedentemente). In ultimo, questa nota deve indicare che prima della vaccinazione si è discusso sui rischi e sui benefici.

Il VGG raccomanda che i certificati di vaccinazione siano preparati includendo non solo le date di somministrazione dei vaccini, ma anche un campo dove il veterinario riporta la data raccomandata per il successivo richiamo, e analogamente che il libretto vaccinale venga compilato in tutte le parti relative alla vaccinazione. Questo aiuta a diminuire la confusione nella mente dei proprietari e dei gestori di canili e gattili.


Si precisa ancora una volta che questo documento costituisce adattamento e integrazione del testo originale. Per semplificare la lettura il documento originale (Day et al., 2016) è stato suddiviso in 2 parti: una prima parte contenente le linee guida per la vaccinazione del cane e una seconda parte che riguarda invece il paziente felino. Per una descrizione più dettagliata dell’argomento e per visionare le schede informative dei diversi vaccini disponibili in commercio e la lista delle domande più frequenti si rimanda al documento originale.


 

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