Otoacariasi
- Disciplina: Dermatologia
- Specie: Cane e Gatto
L'otocariasi è una infestazione parassitaria del condotto uditivo esterno sostenuta dall’acaro Otodectes cynotis, un acaro psoroptide cosmopolita, dal corpo ovale di 460-530 µm di lunghezza con rostro lungo e conico. Gli arti sono lunghi e terminano con corti pedicelli alla cui estremità è presente una ventosa a forma di coppa (pulvillo) che il parassita utilizza per muoversi rapidamente tra i detriti ceruminosi. L’acaro ha uno spiccato dimorfismo sessuale: il maschio presenta quattro paia di lunghi arti che superano il corpo sia anteriormente che posteriormente nonché lobi addominali poco sviluppati. La femmina ha invece solo tre paia di arti in quanto il quarto paio è atrofizzato, mentre i lobi addominali sono ben sviluppati. Il terzo paia di arti della femmina non presenta pulvilli ma lunghe setole (Fig. 1).
Il ciclo evolutivo si realizza interamente sull’ospite (parassitismo permanente) all’interno del condotto uditivo esterno. La femmina depone le uova di forma ovoidale-elissoidale che, schiudendo rapidamente in circa quattro giorni, originano una larva che si nutre attivamente per circa una settimana per poi evolvere in due successivi stadi ninfali (protoninfa e deutoninfa) (Fig. 2).
Le immagini di accoppiamento, spesso osservabili in corso di esame microscopico, interessano il maschio e la deutoninfa.
Il maschio, infatti, si fissa alla ninfa per mezzo di ventose copulatrici e solo se la ninfa si trasforma in femmina si verifica la riproduzione, mentre, in caso contrario, dalla deutoninfa originerà un acaro maschio (Fig. 3). Il ciclo vitale, da uovo ad acaro adulto, dura circa tre settimane mentre il parassita adulto riesce a vivere sull’ospite per circa due mesi.
Nota anche con il termine di rogna auricolare, l’otoacariasi è estremamente frequente negli animali giovani, interessa indifferentemente il cane e il gatto anche se la prevalenza nella specie felina è notevolmente superiore rispetto a quella canina. Il contagio in uomini venuti a contatto con animali infestati è segnalato raramente e si manifesta con lesioni papulari prevalentemente localizzate sul tronco e sulle braccia.
I parassiti vivono nel canale auricolare dove, nutrendosi di detriti epidermici, stimolano la secrezione di quantità variabili di cerume. L’instaurarsi di fenomeni di ipersensibilità, dimostrata nella specie felina, giustifica l’intenso prurito che spesso caratterizza la malattia, la cui intensità non è però proporzionale al numero di acari presenti nel condotto uditivo.
SEGNI CLINICI
I segni clinici sono rappresentati da un’otite eritematosa-ceruminosa pruriginosa, generalmente bilaterale, caratterizzata dalla formazione di un tipico cerume secco, bruno nerastro che ricorda l’aspetto del “fondo del caffè”, anche se talvolta il cerume può presentarsi di colore chiaro (Fig. 4, video 1).
Spesso l’otite è complicata da infezioni secondarie sostenute da lieviti e/o da batteri (Fig. 5).
In alcuni soggetti si osservano lesioni al padiglione auricolari e alla regione periauricolare da autotraumatismo (otoematoma, alopecia, erosioni, ulcere, croste) (Figg. 6 e 7).
Meno frequentemente sono descritte lesioni cutanee extraauricolari, su tempie, testa, faccia e collo, caratterizzate da papule e lesioni da autotraumatismo; tali lesioni sono legate a fenomeni d’ipersensibilità talvolta dovuti a localizzazioni ectopiche degli acari (Fig. 8). In alcuni gatti è possibile evidenziare acari nel condotto uditivo esterno in assenza di segni clinici (portatori asintomatici) e questo potrebbe essere giustificato dall’assenza di reazioni di ipersensensibilità.
DIAGNOSI
La tecnica d’elezione per la ricerca di Otodectes è l’osservazione microscopica del secreto auricolare raccolto dal condotto uditivo esterno mediante un tampone con punta ricoperta di cotone. Il materiale prelevato viene poi stemperato in abbondante olio di vaselina, coperto con un vetrino coprioggetto ed osservato al microscopio a piccolo ingrandimento.
I campioni devono essere prelevati prima di aver applicato prodotti ceruminolitici o di aver eseguito la pulizia auricolare. Per aumentare la sensibilità dell’esame è consigliabile eseguire diversi prelievi raccogliendo il materiale anche nel tratto orizzontale del condotto utilizzandoil cono dell’otoscopio come guida per l’introduzione del tampone. La diagnosi di otoacariasi si effettua osservando il parassita o le sue uova al microscopio (Fig. 9). Il numero di acari osservati al microscopio è solitamente elevato, anche se in alcuni soggetti sono necessari diversi campionamenti per evidenziare un solo parassita o un solo uovo.
Talvolta gli acari possono essere già visualizzati macroscopicamente o durante l’esecuzione dell’esame otoscopico come piccoli puntini di color bianco e molto mobili (Figg. 10 e 11, video 2).
Il raschiato cutaneo superficiale va invece eseguito per rinvenire gli acari nei rari casi di localizzazioni cutanee extraauricolari.
DIAGNOSI DIFFERENZIALE
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Otiti ceruminose da lieviti (cane e gatto)
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Rogna sarcoptica (cane)
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Rogna notoedrica (gatto)
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Malattie allergiche (gatto)
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Dermatofitosi (gatto)
TERAPIA
Il trattamento dell’otoacariasi si basa sull’utilizzo di molecole ad attività acaricida, sia topiche che sistemiche. Prima di iniziare la terapia antiparassitaria specifica è consigliabile eseguire un lavaggio auricolare che permette di rimuovere meccanicamente un gran numero di parassiti nonché l’eccesso di cerume indotto dalla loro presenza. Tutti gli animali a contatto con quello malato devono essere sottoposti a terapia a causa dell’estrema contagiosità della malattia nonché per la possibile presenza di portatori asintomatici.
In Italia sono disponibili numerose molecole, ad uso topico e sistemico, registrate per il trattamento dell’otoacariasi canina e felina. La terapia topica tradizionale utilizza prodotti contenenti acaricidi (tetrametrina, fenotrina, carbaril, diclorofene, piretro e tiabendazolo) introdotti direttamente nel condotto uditivo giornalmente per almeno tre settimane. L’utilizzo di permetrina microincapsulata, che determina il lento rilascio del principio attivo, consente di applicare il prodotto ogni sette giorni; il trattamento deve essere ripetuto per almeno 3 volte,
La terapia sistemica prevede l’impiego della selamectina spot-on, due applicazioni a distanza di trenta giorni, e della moxidectina (disponibile in associazione con imidacloprid), due applicazioni a distanza di ventotto giorni. La terapia sistemica presenta il vantaggio di essere efficace nei confronti di eventuali localizzazioni ectopiche cutanee da parte di Otodectes.
Esistono inoltre protocolli alternativi che utilizzano molecole non registrate per il trattamento dell’otoacariasi come l’ ivermectina iniettabile all’1% (0,2-0,4 mg/Kg per via sottocutanea per almeno due trattamenti a distanza di 14 giorni o per via orale per almeno tre trattamenti ogni sette giorni), e il fipronil spot-on (istillando alcune gocce direttamente nel condotto uditivo a 15-30 giorni di intervallo).
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