Rogna sarcoptica
- Disciplina: Dermatologia
- Specie: Cane e Gatto
La rogna sarcoptica, nota anche come scabbia canina, è una malattia dermatologica parassitaria e contagiosa dei canidi causata dall’acaro Sarcoptes scabiei var. canis. L’acaro può infestare eccezionalmente anche i gatti venuti a contatto con cani o volpi infestate. La rogna sarcoptica interessa cani di tutte le età, senza predilezioni di sesso e di razza. I cuccioli, i cani randagi e quelli che hanno sostato in canili o pensioni, sono maggiormente a rischio grazie all’elevata contagiosità della malattia che si trasmette prevalentemente per contatto diretto. Raramente il contagio si verifica per via indiretta attraverso l’ambiente, in quanto gli acari sono in grado di sopravvivere solo per brevi periodi al di fuori dell’ospite, sino ad un massimo di 2-3 settimane in presenza di condizioni ambientali ottimali (temperatura e grado d’umidità).
MORFOLOGIA E CICLO BIOLOGICO DEL PARASSITA
Sarcoptes scabiei var. canis è un acaro di 200-400µ di lunghezza, dal corpo ovale, appiattito ventralmente e convesso dorsalmente; gli acari maschi sono più piccoli e con corpo più tondeggiante (Fig. 1). Sulla cuticola della superficie dorsale sono presenti numerose strie orientate trasversalmente, nonché caratteristiche scaglie triangolari appuntite e setole spinose. La testa è caratterizzata da un rostro corto e di forma quadrata. Gli arti sono molto corti e quelli anteriori presentano pretarsi non articolati terminanti con una struttura a forma di ventosa (pulvillo) in entrambi i sessi. Gli arti posteriori sono rudimentali e non si estendono oltre il corpo del parassita. Nel maschio il quarto paio di arti presenta i pulvilli mentre il terzo paio termina con lunghe setole; nella femmina le setole si osservano su tutti gli arti posteriori che sono sprovvisti di pulvilli. L’apertura anale è localizzata all’estremità posteriore del corpo.
Il ciclo vitale di Sarcoptes scabiei si svolge interamente sull’ospite (parassitismo permanente). Dopo l’accoppiamento, la femmina gravida scava una galleria protettiva nello strato corneo dell’epidermide, ad una velocità di circa 5 mm al giorno, nella quale deposita le uova (1-3 al giorno per una vita riproduttiva di circa 2 mesi). Il ciclo uovo-adulto richiede in genere tra i 17 e i 21 giorni. L’acaro si nutre di detriti epidemici e fluidi tissutali.
SEGNI CLINICI
I segni clinici si manifestano generalmente dopo 1-3 settimane di incubazione e sono caratterizzati da prurito che, lieve nelle fasi iniziali, diventa intenso (incoercibile), tanto da far ritenere la rogna sarcoptica una delle malattie dermatologiche più pruriginose. L’esatto meccanismo con cui si sviluppa la sintomatologia pruriginosa non è ancora del tutto chiaro, anche se si ritiene sia secondario all’instaurarsi di uno stato di ipersensibilità.
L’acaro sembra prediligere le aree del corpo scarsamente ricoperte da peli come la punta ed i bordi dei padiglioni auricolari, gli arti, in particolare i gomiti ed i garretti, nonché la parte ventrale dell’addome e del torace (Figg. 2, 3 e 4). Nelle forme croniche la malattia può interessare tutto il corpo.
La lesione elementare che caratterizza clinicamente la rogna sarcoptica è rappresentata da una papula-crostosa, e cioè da una papula eritematosa sormontata da una piccola crosta giallastra sierosa o ematica (Figg. 5 e 6). Un’altra lesione che si osserva frequentemente sulla cute di cani con rogna sarcoptica è la scaglia (dermatite desquamativa), di dimensioni variabili e di colore bianco o giallastro (Fig. 7). E’ inoltre frequente osservare, a causa dell’intenso prurito, lesioni secondarie all’auto-traumatismo quali escoriazioni, alopecia, croste nonché complicazioni batteriche (Fig. 8).
La rogna sarcoptica è una zoonosi ed in circa il 30% dei casi è possibile osservare lesioni cutanee in uomini venuti a contatto con gli animali malati. Anche nell’uomo le lesioni sono caratterizzate da papule, talvolta sormontate da una crosta, localizzate prevalentemente su arti, addome e pube. Sacoptes scabiei var. canis non è in grado, se non transitoriamente, di scavare gallerie nell’epidermide dell’uomo; pertanto l’eliminazione della fonte di infestazione, cioè il trattamento acaricida del cane malato, consente in un paio di settimane di ottenere la scomparsa delle lesioni nell’uomo.
In medicina umana è documentata, in soggetti affetti da malattie immunodebilitanti (AIDS, sindrome di Down ecc.), una variante clinica di scabbia definita “scabbia crostosa” o “scabbia norvegese”; i soggetti affetti da tale forma clinica sviluppano lesioni caratterizzate da ampie croste che ricoprono estese superfici corporee e che, contrariamente a quanto avviene normalmente, contengono un numero elevatissimo di acari. Una forma clinica simile è stata riscontrata anche in cani defedati o immunocompromessi da malattie infettive (cimurro e parvovirosi) o che hanno ricevuto trattamenti prolungati con corticosteroidi (ipercortisolismo iatrogeno). Questi cani sviluppano lesioni crostose di notevole spessore, ed inoltre, lo stato di immunodepressione che ha favorito la moltiplicazione degli acari, fa sì che tali animali non manifestino prurito o sia presente in forma molto lieve, in contrasto con quello che si riscontra normalmente nei cani affetti da scabbia (Figg. 9, 10 e 11).
DIAGNOSI
La diagnosi di rogna sarcoptica si effettua osservando il parassita o le sue uova al microscopio. La tecnica d’elezione per la ricerca di Sarcoptes è il raschiato cutaneo superficiale, dal momento che, come detto, l’acaro vive negli strati più superficiali dell’epidermide. Poiché nella rogna sarcoptica il numero di acari che causano la malattia è solitamente esiguo, il rinvenimento microscopico dei parassiti non è semplice e sono spesso necessari più raschiati per poterli visualizzare; inoltre, la ricerca sulla cute di papule e scaglie, può risultare difficile in presenza di lesioni da autotraumatismo o di complicazioni secondarie (batteri e lieviti) che si verificano costantemente nelle fasi croniche di malattia.
Nella variante “crostosa” o “norvegese” la diagnosi è molto semplice in quanto è sufficiente passare una lama di bisturi sulla superficie dell’epidermide per raccogliere un numero elevato di parassiti. Molti autori considerano come segno diagnostico suggestivo di malattia, la presenza di un riflesso di grattamento che il cane manifesta con gli arti posteriori quando si sfrega, tra indice e pollice, il bordo del padiglione auricolare. Si stima che il 75-90% dei cani affetti da scabbia manifesti tale riflesso, anche se quest’ultimo può essere presente in altre malattie dermatologiche che causano lesioni sulla cute del padiglione auricolare e del condotto uditivo esterno.
Un esame diagnostico indiretto è il test ELISA che identifica la presenza di anticorpi anti-Sarcoptes scabiei nel siero. Tale test, che ha una sensibilità pari al 92% ed una specificità del 96%, ha però il limite di non permettere la diagnosi precoce della malattia in quanto la siero conversione si osserva solo dopo 5 settimane; bisogna inoltre tener presente che la positività sierologica può permanere per mesi dopo la guarigione della malattia. L’esame istopatologico di biopsie cutanee, vista l’esigua presenza di parassiti sulla cute del cane, non è un test diagnostico raccomandato per la diagnosi. I preparati istopatologici non presentano inoltre alterazioni patognomoniche evidenziando solitamente iperplasia epidermica e dermatite perivascolare superficiale caratterizzata da un infiltrato infiammatorio composto da linfociti, istiociti ed un numero variabile di granulociti eosinofili.
DIAGNOSI DIFFERENZIALE
- Altre ectoparassitosi
- Dermatite atopica
- Reazione avversa al cibo
- Dermatite allergica al morso della pulce
- Leishmaniosi
TERAPIA
Il trattamento della rogna sarcoptica si basa sull’utilizzo di molecole ad attività acaricida, sia topiche che sistemiche. Attualmente le molecole registrate in Italia per il trattamento della rogna sarcoptica nel cane includono l’amitraz (soluzione topica allo 0,025% applicata mediante spugnature da effettuare ogni 5-7 giorni), la selamectina (due applicazioni spot-on a distanza di un mese, anche se molti veterinari preferiscono una somministrazione quindicinale) e la moxidectina, disponibile in associazione con imidacloprid (due applicazioni spot-on a distanza di un mese). Esistono inoltre protocolli alternativi che utilizzano molecole non registrate per il trattamento della scabbia del cane (extra label) come l’ivermectina iniettabile all’1% (0,2-0,4 mg/Kg/sc 2-3 volte a 7-14 giorni di intervallo o 0,2-0,4 mg/Kg/os 3 volte a 7 giorni di intervallo), la milbemicina ossima (compresse 2 mg/Kg/os per 3-5 volte ogni 7gg o 1 mg/Kg/os ogni 2 gg per 8 volte), la doramectina (iniezioni sottocutanee di 0,2 mg/kg ogni 7-14 gg), di fipronil (spray 0,25% 3-4 volte ogni 7 giorni), il piriprolo (due applicazioni spot-on a distanza di un mese) e l’ amitraz , disponibile in associazione a metaflumizone (spot-on 2 trattamenti a distanza di un mese, o 4 trattamenti a distanza di due settimane). Il trattamento acaricida va esteso sempre a tutti gli animali in contatto con quelli infestati.
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